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Attitudine del Responsabile 

Parte I

A cura dei Pastori: Franco ed Amaloa  Triburgo
“Dio, infatti non ci ha dato uno spirito di paura, ma di potenza, di amore e di disciplina”  (2 Ti 1: 7).
La preoccupazione e l'inquietudine per qualcosa di reale o immaginario (che è o sembra essere), genera gravi danni e costituisce un pericolo alla crescita della nostra anima. In questo versetto Timoteo si trovava sotto il fuoco della prova, sperimentando l'opposizione di altre persone contro il suo messaggio e contro la sua persona, in quanto leadership o responsabile. Paolo lo incoraggia a mantenersi fermo. Timoteo non aveva bisogno di altri doni, anzi doveva prendere il coraggio e la forza per continuare a sopportare. Questo coraggio e questa forza non dipendono dalla capacità umana, ma dalla mano di Dio. Quando noi permettiamo che la gente ci intimorisca, la paura e il timore ci paralizzano, rendendo il nostro servizio inefficace. È lo Spirito Santo che può aiutarci a vincere il timore che qualcuno possa dire o farci qualcosa. In quel tempo Timoteo poteva sentirsi perseguitato e aveva paura di predicare il vangelo. Il suo timore era basato su dei fatti concreti, perché tutti i credenti erano arrestati e uccisi. Paolo non disse a Timoteo che non avrebbe avuto sofferenze, ma gli ricordò che Dio gli avrebbe dato la forza di affrontare ogni difficoltà. Molte volte anche noi possiamo sentirci come Timoteo, un giovane chiamato a portare la buona novella della salvezza, ma pieno di paura e insicurezza; possiamo sentirci anche perseguitati, non fisicamente, ma psicologicamente. Non dobbiamo dimenticare che il Signore é la nostra forza e che Dio ci invita ad essere forti e coraggiosi.
Paolo menziona tre caratteristiche che Timoteo doveva avere per esercitare una leadership efficace:
• amore
• potere
• disciplina (autocontrollo o perseveranza)
PRINCIPIO DELL'AMORE
L'amore agape (dal greco «agapé», «agapaò») è di origine divina, e nasce o si manifesta nel nostro cuore solo attraverso una profonda relazione con il Signore. L' amore agape non è un sentimento. L'amore agape è la DECISIONE di SODDISFARE il bisogno o necessità altrui, sia esso materiale o dell'anima, senza aspettare niente in cambio, cioè è amore incondizionato.
L'amore ci aiuta a vivere in perfetta armonia, ci aiuta a lavorare insieme al di là delle differenze. Nell' amore agape possiamo costruire, tutti insieme, come un solo corpo.
L' amore è un' attitudine ed un' azione della volontà. Agape è l' amore di Dio, che Egli ha usato per esprimere il suo atteggiamento di benevolenza verso tutta l'umanità, e solo Lui lo manifesta perfettamente. E' colui che ha dato tutto. L' uomo nella croce in mezzo era Dio.  Quando Gesù era ancora in vita disse: "Sono in mezzo a voi come colui che serve". Alla sua morte disse: "Nessuno può togliermi la vita, io la dono".
L'amore agape include un'insuperabile considerazione, carità e benevolenza. Non importa quello che una persona possa fare per umiliarci, approfittare di noi o farci arrabbiare; il leader che imita Cristo procura per quella persona le cose migliori.
L'amore si relaziona con le vere necessità. L' amore non perde tempo con necessità che non sono reali.
Il leader che esprime un amore genuino si sforza di guidare i suoi seguaci verso quelle cose che soddisfano le vere necessità del gruppo. Benché le misure che si devono prendere in un momento determinato possono risultare sgradevoli, sono necessarie per risolvere il problema e riportare il benessere spirituale nel gruppo.
Per esempio: se sono responsabile di un gruppo e osservo che tra i componenti c'è mancanza di perdono, i progetti di evangelizzazione, o di visite ai malati, risulteranno meno efficaci. Prima devo soddisfare il loro bisogno. Come responsabile devo chiedermi come posso risolvere il problema; con l'aiuto dello Spirito Santo troverò la strategia giusta per far capire e praticare il perdono all'interno del gruppo. Perché è così importante?
L'amore è attivo e chiede di esprimersi. Non è mai passivo. L'amore è transitivo, chiede un oggetto, vuol dire che la sua azione non rimane in sé ma ha bisogno dell'oggetto per compiersi e riflettersi. L'amore, come principio, è servizio e sacrificio.
Il vero amore è sotto il controllo della nostra volontà, invece di essere una involontaria bufera fuori controllo. Pertanto, non c'è scusa per un leadership senza amore.
Il leadership o responsabile che assomiglia a Cristo ama Dio, ama se stesso ed il suo prossimo.
Il responsabile o leader è emotivamente sano, se la sua vita spirituale è sana; mantiene un atteggiamento di obbedienza e fedeltà nel compiere i due comandamenti di Gesù che segnano il punto di partenza di una leadership superiore:
• "Amerai il Signore, il tuo Dio con tutto il tuo cuore, e con tutta la tua anima, e con tutta la tua mente".
• "Amerai il tuo prossimo come te stesso" (Mt. 22: 36-39).
In questi due comandamenti emergono tre aree dell'amore:
A. in primo luogo, l'amore verso Dio;
B. secondo, l'amore verso il prossimo;
C. terzo, l'amore verso noi stessi.
L'amore che Dio ha dimostrato verso noi ci offre l'esempio definitivo di quello che deve essere l'amore. (1 Gv. 4: 7-21). Il suo amore è la comunicazione del suo Essere a noi, in spirito di beneficenza ed aiuto. La parola beneficenza significa la pratica di fare il bene: bontà attiva, gentilezza, carità, letteralmente, fare il bene.
A. AMARE DIO.
Amare Dio, come ci comanda qui Cristo, significa rispondere a Dio in comunione, dandogli quello che egli ci ha dato (1 Gv. 4: 11).
L'amore agape che abbiamo per Dio lo dimostriamo amando il nostro prossimo secondo l'esempio dell'amore che Dio ha per noi. Gesù ha detto che chi darà un bicchiere d' acqua fresca o visiterà qualcuno in prigione "nel suo nome", è come se lo facesse a Lui (Mr.9: 41; Mt. 25: 35-46).
Cristo ha detto: "Amerai il tuo Dio". Tu, come leader o responsabile di un gruppo, devi vivere in tale maniera da non lasciare mai dubbio alcuno nella mente di nessuno su "chi è " il tuo Dio. Egli dice: "Non avrai altri dei davanti a me" (Es. 20: 3). Qualunque cosa o qualunque persona che eserciti maggiore influenza formativa di Dio nella tua vita, è un idolo. Un idolo può essere un'abitudine, una persona, una cosa, tanto quanto può esserlo un'immagine. La leadership o il cargo di responsabile senza amore è una leadership idolatra perché rimpiazza Dio con un idolo; il leader che imita Cristo disprezza l'idolatria.
Se non c'è un profondo sentimento di valore in noi stessi, allora non abbiamo niente da dare né da condividere con gli altri."
B.- AMARE SE STESSO.
La base affinché possiamo amare noi stessi è amare Dio nella totalità della nostra personalità e accettare l'amore che Dio ha per noi. Dio desidera che abbiamo un'autostima sana, vuole che amiamo noi stessi. Un salutare amor proprio è essenziale per un buon lavoro nella nostra responsabilità (leadership). L'amore per noi stessi ha la sua origine nel fatto che Dio ci ama; comprendere e credere che Dio ci ama, ci perdona e ci accetta così come siamo, è ciò che ci porta ad avere un concetto sano di noi stessi.
Amare noi stessi significa impegnarci a supplire alle nostre più grandi necessità volendoci bene ed aiutando noi stessi. Questo non vuol dire che  ci mettiamo prima degli altri, è piuttosto mettere Dio al primo posto.
Per esempio:
Quando ci  alimentiamo adeguatamente, dormiamo e facciamo esercizio, fortifichiamo il nostro corpo, che è il tempio di Dio.
Quando contribuiamo al nostro sviluppo intellettuale con una conoscenza adeguata, noi ci amiamo.
Quando esercitiamo la nostra volontà per evitare attività che disonorino Cristo, ci stiamo impegnando nella forma più elevata di amore per noi stessi.

Sviluppo del leader come essere umano, sotto l' amore Divino:
Emozionale - Fisico
Intellettuale – Etico Sociale                                        

Il responsabile come leader cristiano deve amarsi, facendo attenzione al suo sviluppo in ogni aspetto della sua vita: (1 Tess.5: 23).
Emozionale. Le emozioni e i sentimenti invadono tutta la nostra persona. La persona matura è quella che controlla le sue emozioni sotto l'influenza dello Spirito Santo di Dio (Ga1.5: 22).
Fisico. Il corpo è la struttura fisica nella quale viviamo, è il Tempio dello Spirito Santo. Prendere cura del corpo è salutare (1Cor. 6: 19).
Intellettuale. Dobbiamo sforzarci di crescere attraverso l'uso della facoltà di pensare, di ragionare su argomenti, temi, idee. Studiando e conoscendo Cristo come esperienza fondamentale, cercando la mente di Cristo (FI. 4: 8), impareremo a prendere decisioni e a fortificare la nostra capacità di scelta.
Etico. Vivere la vita in accordo con ciò che è buono o corretto e sviluppare un codice (insieme delle norme informali accettate quali regole proprie della convivenza umana) morale e dottrinale della parola di Dio.
Sociale. Siamo parte di una comunità. Dobbiamo imparare a relazionarci con altre persone, a sviluppare amicizie ed a lavorare per il beneficio delle altre persone e di noi stessi, come compimento del comandamento di Cristo.
Per essere leader è necessario avere autostima adeguata e sana. Se non abbiamo un'autostima giusta, prima di produrre dei benefici rischiamo di causare gravi mali agli altri. È necessario prendere coscienza dei nostri errori e difetti, benché in molti casi sia impossibile riconoscerli. Spesso sono gli altri a notarli e molte volte non osano dirlo, e quando lo dicono il nostro ego si alza e non accetta la critica.
Esiste un gran numero di responsabili (leader) in tutto il mondo con bassa autostima, che si sforzano a tutti i costi di far credere di essere competenti, che credono e vogliono far credere che gli altri siano incompetenti. Ce ne sono anche altri che, nel loro orgoglio, pensano di non avere bisogno dell'aiuto di nessuno. Solo lo Spirito Santo può aprire i loro occhi affinché si rendano conto della propria incompetenza e del loro orgoglio.
La vera fiducia in noi stessi sorge dal dominio dello Spirito Santo e, quindi, dalla sicurezza nella sua guida, perché lo Spirito di Dio che abita in noi ci dà sicurezza ed un'adeguata stima di noi stessi.
È molto difficile accettare che gli altri ci dicano quello che pensano di noi; il dovere di un cristiano che vede e sente di dire quali sono i difetti che stanno colpendo la comunione (Koinonia) tra i fratelli è buono, (soprattutto nel vero amore di Cristo), perché migliora il clima di fiducia e fratellanza cristiana.
Per questo è necessario conoscere bene il significato di Comunione, dal greco "koinonía", da "koinos" che vuol dire "comune a varie persone, associazione, comunità, società".
Il Signore non ha dimenticato nessuna parte dei differenti aspetti dell'essere umano, e ci ha lasciato un modello che noi dobbiamo seguire. Per questo la Bibbia è il manuale della volontà di Dio per la nostra crescita, perché Egli ci ha fatto a sua immagine e somiglianza. Il Signore è un Dio di relazione, di comunicazione e di koinonia.
Koinonia con il Padre, con il Figlio e con lo Spirito Santo.
Lo stesso Dio ci chiama a stare in comunione con suo Figlio, nella comunione col sacrificio del Suo corpo e del Suo sangue e fino alla comunione con le Sue sofferenze (1 Gv. 1: 3; 1 Co. 1: 9; Fl. 3: 10; 2Co. 13: 13).
Koinonia gli uni con gli altri.
Essendo così uniti al Signore, i primi cristiani perseveravano nella comunione fraterna, mettendo tutto in comune, fino al punto di essere tutti di un cuore e di un'anima ... (1 Gv. 1: 7), (At. 2: 42, 44-45; 4: 32), (Fl. 2: 1-2), (1Gv. l: 6-7).
Paolo può esortare in maniera simile i filippesi: "se dunque vi è... qualche comunione di Spirito... ad avere un stesso amore, una stessa anima e un solo pensiero.
Così, la" koinonía" non è solamente "spirituale", ma si estende anche alle cose pratiche. Infatti lo stesso termine greco significa anche "offerta" (Ro. 15: 2), "aiuto", "comunicare", "libertà" (2Co. 9: 4; 9: 13; Eb. 13: 16). Senza questi ultimi significati, la comunione non sarebbe altro che una teoria carente di significato.

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